domenica 6 aprile 2008

Made in Italy

Inserire un italiano promettente nella lottery draft NBA è quasi divenuta una consuetudine: ha aperto le danze Bargnani (al primo posto l'anno scorso), seguito da Belinelli quest'anno e da un Gallinari con le valigie già pronte per la prossima edizione. Tuttavia, gli italiani non sono troppo ben visti, una volta approdati nelle franchigie di appartenenza e dopo due anni di attenta osservazione, le prime somme possiamo tirarle.

Nel periodo in cui l'Eurolega è riuscita a rosicchiare ampissime fette di oceano, portando il suo livello a valori visti raramente nella massima competizione europea; ed il campionato italiano, grazie ad una Montepaschi monumentale vanta nuovamente una squadra alle Final Four, il made in Italy fatica ad emergere negli States. Che siano state le diossine della nostra mozzarella? Fatto sta che i prodotti della pallacanestro nazionale hanno entrambi tradito le aspettative (forse esagerate, a dire il vero) iniziali. Anche volendo dare tutte le attenuanti del caso, dettate da una lega che vista da italiani ha veramente poco senso; anche volendo dire che la condizione fisica può essere intaccata dai ritmi allucinanti di questo meraviglioso campionato, non mi sento di giustificare il fallimento di questi due anni con quanto detto sopra. Entrando nel dettaglio, Bargnani -lo sapevamo- aveva un gap fisico molto ampio da colmare, ma di miglioramenti da questo punto di vista se ne sono visti proprio pochi. Anche Mitchell ha deciso di metterci del suo, perchè stanotte contro i Bobcats, quando tutto diceva che il Mago aveva centrato una delle poche serate positive, il buon Sam nei minuti finali gli ha concesso un uno-contro-uno con il Gatorade, comodamente seduto in panchina. Andrea incassa e fa spallucce, anche perchè la preoccupazione maggiore allo stato attuale, è trovarsi una serie di playoff contro i Pistons.

Belinelli è un altro fallimento che faccio fatica a spiegarmi completamente. Quest'estate, quando ho letto che avrebbe vestito la casacca dei Golden State Warriors, ho subito pensato che era la squadra adatta al suo tipo di gioco ed ai suoi ritmi. Anche in questo caso, successivamente, le aspettative si sono spente in una sola intervista, quando Nelson ha promesso "qualche secondo di gioco" alla guardia ex Fortitudo Bologna. Stanotte, tra lo stupore generale, Nelson l'ha chiamato con 1:21 da giocare nel primo quarto e tutti noi (forse lo stesso Belinelli) abbiamo pensato ad un errore da parte del coach di GSW. Come e perchè sia giunta questa sostituzione non è dato saperlo, ma Marco ha deciso di sfruttare l'occasione, piazzando a referto 13 punti, 4 rimbalzi e 2 assist. Segnali, anche se non definitivi, che Nelson non potrà ignorare, almeno in vista della prossima stagione.

Altro prodotto pregiato di cui già si parla sulle due coste è Gallinari. Il gioiello dell'Armani Jeans ha già ricevuto molti apprezzamenti da svariati addetti ai lavori, ma i complimenti più convinti sono arrivati da un Mike D'Antoni che ha confessato: "mi ricorda il padre". I ricami non si sono fatti attendere e se chiedete nella Mela dove andrà a finire Gallinari, nessuno ha dubbi: ai Knicks, sotto la guida di D'Antoni. Scenario forse un po' troppo complesso da prevedere ad Aprile, ma si parla di New York quindi perchè negarsi qualche rumor?

Concludendo, cos'è che rende di così difficile apprezzamento il made in Italy nella NBA? I due giocatori citati militano in due franchigie agli antipodi ed in comune hanno ben poco, se non la facilità di tirare da qualsiasi posizione con una innata naturalezza. La risposta è presto data, almeno in parte: fisicamente sembra che i nostri paghino tantissimo il passaggio da un campionato dove si gioca il sabato o la domenica, per 40 minuti ed un numero "leggermente" minore d'incontri, ad una carrellata di partite senza interruzione da ottobre a giugno. Poi il gap, forse incolmabile, con la nuova generazione di afroamericani. Pensiamo alle strutture muscolari di James ed Howard, costruite per giocare a pallacanestro.


L'oceano si è ristretto, ma per rimanera a galla nelle tormentate acque della National Basketball Association servono braccia forti.

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