mercoledì 26 novembre 2008

Right Thinking of the Night - Riflessioni notturne (capitolo 1)


  • Vedo i New York Knicks profanare, rubando la definizione e LeBron James, la Mecca del basket con una prestazione del genere e mi viene da pormi qualche domanda. Donnie Walsh (a sinistra nella foto) ha messo su questo circo di scaricamento contratti per avere spazio in vista di un 2010 in cui si teme per un millennium bug cestistico. Benissimo, anche perchè non è questa la squadra che D'Antoni (a destra nella foto), pagato tutt'altro che poco quest'estate, vuole. Ammesso e non concesso che LeBron James non tenga in considerazione quanto accadrà nei due anni che verranno (ipotesi comunque abbastanza remota), la strategia messa in atto da Walsh non è esente da rischi. I giornali della Big Apple si sbizzarriscono ipotizzando l'arrivo dei tre pezzi di maggior valore mediatico presenti a breve sul mercato: Bosh, James e Wade. Da qualche parte è stato addirittura pubblicato il nome di Stoudemire, che è uno dei mille motivi per cui D'Antoni ha lasciato Phoenix. Ora volendo essere estremamente originali potremmo dire che il 2010 arriva per tutti e che per quanto NY possa avere un certo qual fascino sul #23 attualmente in maglia Cleveland (o chi per lui), tutte le altre squadre di questa lega con velleità d'alta classifica si stanno organizzando per avere qualcosa da indossare il giorno della festa. Compresi i Cleveland Cavaliers, che hanno liberato il bilancio da contratti pesantissimi e che il 1 luglio 2010 potranno dire a LeBron: "Ti offriamo molto più di quanto possano offrire loro ed avremmo questo piccolo spazio salariale da colmare con chiunque tu voglia in squadra". Il rischio per New York non sta tanto nel voler smembrare completamente il vecchio sistema, ma nel trascurare in maniera abbastanza marcata il presente. Per quante stelle si possano riuscire a mettere sotto contratto, poi si gioca in più di tre persone ed il famoso supporting cast "a gratis" non lavora.

  • I Golden State Warriors per un certo verso sono molto simili alla versione attuale dei Knicks. Riavvolgiamo il nastro a questa estate, quando si decide di mandare Baron Davis ad Hollywood pensando che Monta Ellis sia pronto per prendere l'intero mazzo di chiavi della squadra. Monta Ellis, in una mal riuscita imitazione di Valentino Rossi, si infortuna e viola il regolamento dei Golden State Warriors, mentendo in prima istanza sull'origine del suddetto infortunio. L'alto management si riunisce una settimana per trovare la pena commisurata al reato e decide per 30 partite di inibizione, più la possibilità di rinegoziare il contratto multimilionario appena stipulato tra il giocatore e la franchigia. Qualche problemino interno per Al Harrington, mandato prontamente alla corte di Mike D'Antoni in cambio di Crawford, dovrebbe chiudere l'altalena di vicende che esulano dal comparto tecnico ed a cui erano state imputate le sventure iniziali dei Warriors. Questa notte invece assisto ad una versione se possibile ancora più brutta di quella di inizio stagione. A partire dal body language, passando per la totale assenza di voglia di alzare i ritmi o anche solo di giocare la partita, gli sventurati ospiti hanno confezionato la disfatta contro dei Washington Wizards non esattamente all'apice tecnico della loro storia. Giocando a ritmi che farebbero arrossire anche il più "difensivista" degli addetti ai lavori, Golden State ha portato a compimento il suicidio tecnico nella capitale, prendendo un'imbarcata di 24 punti. Se qualcuno viene a capo dei motivi di questa situazione, citofoni Don Nelson.

  • Più guardo i Dallas Mavericks e meno mi convinco del fatto che questa squadra possa combinare qualcosa in post season. In attesa di essere smentito, come è altamente probabile quando ci si espone un minimo, prendo come punto di riferimento la partita vinta contro gli Indiana Pacers. I Pacers, tanto celebrati ad inizio anno, specialmente dopo la schiacciante vittoria alla Conseco Field House contro i cugini - forse gli zii - dei veri Boston Celtics, somigliano tanto ad una di quelle mine vaganti da regular season, destinate a sciogliersi in caso di approdo all'ottavo posto. Come Indiana, Dallas ha un sistema di gioco basato su una fase difensiva non troppo curata per quanto riguarda il contestare la conclusione, ma piuttosto incentrata sul recuperare palloni per spingere il contropiede. Contro squadre che non ti danno tanti argomenti di cui dibattere in quella sfaccettatura del gioco, ci si affida all'isolamento di Nowitzki ed al suo fade away, pregando il cielo che sia in serata. Può essere un buon tipo di strategia nel corso di una regular season da 82 partite, ma poi nella seconda parte del campionato questo tipo di pallacanestro tende a pagare dividendi piuttosto scarni.

0 commenti: