domenica 30 novembre 2008

RTU Prospects: ancora un buon Westbrook


Se parliamo di numeri, o meglio, di punti, Russell Westbrook è ancora una volta il migliore delle nostre scommesse, nella notte NBA appena trascorsa. Sicuramente felice per la fine della striscia negativa di 14 turni, anche se qualche difficoltà al tiro ha sporcato l'ennesima prestazione basata sulla grande intensità messa sul terreno di gioco. In una partita che potrebbe consacrarlo come point guard titolare della squadra di Brooks (38 minuti di utilizzo, contro i 30 di Watson), specialmente in quei momenti della partita in cui serve far tornare la famigerata inerzia dal proprio lato della barricata, 2 rubate per lui, che viaggia ad una media di 1.78 in stagione. Ma quello che convince totalmente Brooks a tenerlo in campo è, come dicevamo prima, l'intensità. Dimmi come vai sotto il tabellone offensivo - essendo sotto i 190 cm - e ti dirò quanto sei intenso. Il nativo di Long Beach (California) ha tirato giù cinque-rimbalzi-cinque passando sotto le gambe di Marc Gasol e compagnia. Il materiale è di primissima qualità, attendendo che uno o due anni di NBA gli passino la fresatrice ed il lucido, sono ampiamente apprezzabili le sue doti di atleta e combattente.

Partita onesta di Brandon Rush, nella disfatta di Indiana alla Amway Arena di Orlando. Ancora molti minuti in campo per il prodotto di Kansas, che ha compiuto un lavoro utilissimo nella propria metà campo, nell'accoppiamento con J.J. Redick. In 32 minuti, 5 pts (2/4, 0/1, 1/2 tl), 4 reb, 4 ast, 2 to.

Partita difficoltosa per Donte Greene, contro i Dallas Mavericks di un caldissimo Jason Terry. Non c'è molto di cui discutere quando, dopo il primo quarto, si ha già la sensazione che la partita abbia poco da dire. Male, malissimo dal campo: 9 punti (3/12, 0/3, 3/3 tl), 6 rimbalzi, 1 stoppata. Da addurre come parziale giustificazione, la situazione tecnica dei Kings, divenuti in poche giornate di regular season, vittima sacrificale di chi è in cerca di vittorie facili. Se poi manca anche Kevin Martin, cielo grigio, ma grigio scuro, dalle parti di Sacramento.

sabato 29 novembre 2008

Right Thinking of the Night - Riflessioni notturne (capitolo 2)


  • Una delle tante notizie venute dalla ricchissima nottata appena trascorsa, viene da Cleveland: tra un botta e risposta con Charles Barkley (definito "uno stupido" dal #23) ed un ultimo quarto passato ad incitare i suoi dalla panchina, LeBron James mette lì un'altra prestazione da trascinatore. A dire il vero, però, adesso siamo in più con l'attrezzatura adatta alla scalata e non ci limitiamo più ad incitare il povero James con il carico sulle spalle. Mo Williams, pagato forse un po' troppo per il tipo di giocatore che serviva, sta adempiendo perfettamente ai propri doveri e la cura Brown, specialmente nella sua metà campo, inizia a dare frutti che nemmeno lo stesso Williams sapeva di poter produrre. Avere qualcuno in grado di gestire le chiavi della squadra con LeBron comodamente seduto in panchina per gran parte del match, è un lusso che i Cavs non si erano mai potuti permettere. Sull'onda di questa situazione, e delle vittorie che ne stanno conseguendo, Cleveland ha acquisito soprattutto consapevolezza dei propri mezzi. Tutti i componenti della squadra sentono di avere l'opportunità di arrivare al loro primo anello, si fidano del sistema in cui Brown li ha inseriti (esempio Williams su tutti) e la vittoria di ieri è stata l'ennesima prova di maturità di una squadra che punta con maggior convinzione alla vittoria finale. Dopo un avvio abbastanza difficoltoso, Cleveland non è caduta nel tranello di Don Nelson ed ha tenuto la gara su ritmi decisamente più consoni al proprio sistema di pallacanestro, costruendo possesso dopo possesso, la rimonta ed il largo vantaggio finale.

  • Che bella squadra è Portland. Lasciamo perdere per un attimo il campo, le vittorie contro grandi squadre, l'imbattibilità e tutto il resto. Questa è una squadra costruita magistralmente da Pritchard e guidata ancora meglio da Nate McMillan. Ha una struttura salariale meravigliosa (nel 2010 si liberano 40 milioni di cap), un parco giocatori che in due o tre anni - e uno o due innesti - è potenzialmente da contender per il titolo e gioca bene a basket. Stanotte, davanti una delle contendenti più accreditate per il ballo finale, ha messo il vestito delle grandi occasioni, sciorinando una prestazione difensiva ed offensiva ai limiti della perfezione. Concessi solo tiri complessi agli Hornets, che nonostante l'enorme tasso tecnico dei singoli, non sono riusciti a sfiorare i 100 (soglia con cui sono 7-0 in stagione). L'attacco vende i biglietti, la difesa vince le partite, ma se ce le hai tutte e due sei destinato a fare qualcosa di grande.

  • Occhio a navigare troppo a vista all'ombra dell'Alamo, che gli Spurs hanno rimesso i gemelli - e che gemelli - ai polsini. Con il rientro di Tony Parker e Manu Ginobili, la musica è lievemente cambiata ed anche se ancora non siamo alle variazioni di Bach dell'anno del titolo, ci si consola abbastanza bene con un buon disco di Coltrane. Divagazioni musicali a parte, San Antonio fatica ancora a trovare un sistema di pallacanestro convincente per aprile, ma fino ad allora l'importante è mettere fieno in cascina e sotto questo punto di vista, la squadra di Popovich poche volte si è fatta trovare impreparata.

  • Ennesima prestazione poco convincente di Dallas, ormai in un vortice di incomprensioni indecente. A quanto pare, tutti i giocatori si sono nuovamente lamentati di Carlisle perchè avrebbe osato aggiungere nuovi giochi offensivi (ma Rick, questi non hanno assimilato nemmeno quelli vecchi, ammesso che ce ne fossero!) ed addirittura cambiare i nomi a quelli pre-esistenti, che comunque non venivano eseguiti dalla compagnia. Squadra a dir poco disfunzionale per situazione interna (se ne volete, sono praticamente tutti con la valigia sul pianerottolo) e tipo di comportamento tenuto dai giocatori. AJ intanto si frega le mani e pensa "allora lo vedi che non era tutta colpa mia?". Se le prospettive della nuova stagione sono queste, ammesso che si raggiungano i playoff in una Western Conference comunque competitiva, vogliamo farci buttare fuori anche il prossimo anno al primo turno?

RTU Prospects: bene solo Westbrook


Nonostante i Cavaliers rimangano imbattuti alla Quicken Loans Arena, J.J. Hickson non è in grandissima serata. Mani freddissime per il rookie da NC State, che manda a bersaglio un solo tentativo su 6 per gli unici 2 punti della sua serata. Si comporta comunque bene a rimbalzo, specialmente sotto il tabellone, non troppo difficoltoso da controllare, dei Golden State Warriors, dove trova 3 dei suoi 5 rimbalzi complessivi. Una stoppata ed una palla persa, chiudono i numeri della serata di Hickson, incappato in un match non troppo esaltante a livello individuale, ma un match che conferisce ai suoi (sì, sono anche i suoi, siate buoni) Cleveland Cavaliers il primato della Central Division con un record di 13-3.

Serata in sordina anche per Brandon Rush, nella sconfitta degli Indiana Pacers in casa contro gli Charlotte Bobcats. Appare sostanzialmente poco coinvolto nei giochi e non riesce a trovare il ritmo giusto, dopo le ultime esaltanti uscite. I suoi numeri hanno una rubata ed una stoppata di buono, per il resto il referto recita 8 punti (3/9, 1/3, 1/2 tl), 3 rimbalzi ma anche 3 palle perse.

Veniamo ad una nota lieta; l'ennesima nota lieta per quanto riguarda la prestazione di Russell Westbrook. Il prodotto di UCLA, in una partita che consegna ai Thunder la sconfitta numero 16, cerca di fare la differenza attaccando con parecchia decisione la difesa dei TWolves. Va a due assist la doppia-doppia e nonostante le 3 palle perse, ha un buon rapporto con gli 8 assist ed i 15 punti. Si concede anche una palla rubata ed una inusuale stoppata, salvando una gara che sotto il profilo collettivo ha messo in mostra tutte le lacune dei Thunder targati Brooks.

Bruttissima notte al tiro per il nostro Donte Greene. Coach Theus gli concede una inusuale partenza in quintetto, ma il nativo di Monaco di Baviera non và oltre lo 0/6 al tiro, chiudendo la partita con 0 punti, 6 rimbalzi, 2 assist, 1 rubata, 1 persa.

Peggio, se possibile, la serata di Jerryd Bayless: 1 minuto complessivo e 0 in ogni voce del tabellino.

giovedì 27 novembre 2008

RTU Prospects: tutti in campo nella notte


Nella notte NBA di mercoledì 26 settembre troviamo in campo tutte le squadre delle nostre giovani scommesse, nonchè tutti i nostri protetti iscritti a referto. Complessivamente bene tutti, anche se gente come Derrick Rose, sempre che di scommessa vogliamo parlare, illumina a giorno la strada che i Bulls dovranno percorrere.

Non si può parlare di scommessa, dicevamo, quando si approccia la prima scelta del draft NBA. Non tanto per la chiamata in sé (di esempi di prime scelte cadute in disgrazia ne troviamo sciolti o a pacchetti), quanto per il modo con cui il nativo di Chicago ha approcciato la prima stagione tra i pro. Tante responsabilità sulle spalle, soprattutto se nei tifosi è ancora vivido il ricordo di MJ, non gli hanno ancora piegato le gambe ed il lavoro certosino di Vinny Del Negro sta aiutando parecchio. Nella notte appena trascorsa, i suoi Bulls perdono contro dei San Antonio Spurs con quotazioni in nettissimo rialzo, dopo il rientro di Manu Ginobili. Per Rose 10 punti (5/11 dal campo), 6 rimbalzi, 6 assist ed una palla persa. Numeri tutto sommato accettabili, contro un cliente che non ha nulla a che vedere con gli Spurs pre-Manu.

Brutta serata al tiro per Russell Westbrook. Dopo l'ottima prestazione casalinga contro i Phoenix Suns, la guardia di coach Brooks ha messo a referto 13 punti, tirando comunque malissimo dal campo (4/14) e non eccessivamente ben dalla linea della carità (5/8). Anche in questo caso, l'avversario non era certamente dei più accomondati, specialmente alla Quicken Loans Arena, dove i Cleveland Cavaliers devono ancora trovare qualcuno che li superi (8-0 in stagione). Il prodotto di UCLA, comunque, in una partita che di fatto termina a metà secondo quarto, trova ben 5 palle rubate e 4 rimbalzi (2 offensivi) oltre a 5 assist.

Nella stessa partita, buonissima prestazione per J.J. Hickson, che trova spazio ancora una volta in periodi di semi-garbage time, ma che si prenota in maniera abbastanza prepotente un posto nei Cavaliers che saranno. Nella larghissima vittoria dei Cavs contro Oklahoma City, Hickson esalta la folla con 4 bellissime stoppate, 14 punti frutto di un dignitosissimo 6/12 dal campo e 6 rimbalzi (3 offensivi).

Buone notizie dal Toyota Center per gli Indiana Pacers e per Brandon Rush. La squadra del prodotto di Kansas State espugna il parquet di una delle top team ad ovest ed il nostro protetto scrive numeri di tutto rispetto nel suo tabellino: 36 minuti, 11 pts, 5/8 dal campo, 1/2 da 3 punti, 4 reb, 3 ast. Numeri impreziositi, oltre che dalla vittoria, dal tipo di partita che è stata nel Texas: un match duro, giocato punto a punto, dove ogni possesso ha fatto la differenza e le percentuali del nostro Brandon hanno avuto un peso specifico enorme nell'economia della gara.

Hanno giocato - anche se in pochi se ne sono accorti - anche i due rookie fin qui più trascurati della stagione: Jerryd Bayless trova spazio per 6 minuti (4 reb, 1 ast, 1 to) nella larghissima vittoria dei Portland Trail Blazers ai danni dei Miami Heat, mentre Donte Greene è riuscito a giocare ben 17 minuti tirando poco, ma molto bene, dal campo (2/3, 1/1) e trovando 6 punti nella prima sconfitta interna dei Sacramento Kings contro i NJ Nets, dal 1997.

mercoledì 26 novembre 2008

Right Thinking of the Night - Riflessioni notturne (capitolo 1)


  • Vedo i New York Knicks profanare, rubando la definizione e LeBron James, la Mecca del basket con una prestazione del genere e mi viene da pormi qualche domanda. Donnie Walsh (a sinistra nella foto) ha messo su questo circo di scaricamento contratti per avere spazio in vista di un 2010 in cui si teme per un millennium bug cestistico. Benissimo, anche perchè non è questa la squadra che D'Antoni (a destra nella foto), pagato tutt'altro che poco quest'estate, vuole. Ammesso e non concesso che LeBron James non tenga in considerazione quanto accadrà nei due anni che verranno (ipotesi comunque abbastanza remota), la strategia messa in atto da Walsh non è esente da rischi. I giornali della Big Apple si sbizzarriscono ipotizzando l'arrivo dei tre pezzi di maggior valore mediatico presenti a breve sul mercato: Bosh, James e Wade. Da qualche parte è stato addirittura pubblicato il nome di Stoudemire, che è uno dei mille motivi per cui D'Antoni ha lasciato Phoenix. Ora volendo essere estremamente originali potremmo dire che il 2010 arriva per tutti e che per quanto NY possa avere un certo qual fascino sul #23 attualmente in maglia Cleveland (o chi per lui), tutte le altre squadre di questa lega con velleità d'alta classifica si stanno organizzando per avere qualcosa da indossare il giorno della festa. Compresi i Cleveland Cavaliers, che hanno liberato il bilancio da contratti pesantissimi e che il 1 luglio 2010 potranno dire a LeBron: "Ti offriamo molto più di quanto possano offrire loro ed avremmo questo piccolo spazio salariale da colmare con chiunque tu voglia in squadra". Il rischio per New York non sta tanto nel voler smembrare completamente il vecchio sistema, ma nel trascurare in maniera abbastanza marcata il presente. Per quante stelle si possano riuscire a mettere sotto contratto, poi si gioca in più di tre persone ed il famoso supporting cast "a gratis" non lavora.

  • I Golden State Warriors per un certo verso sono molto simili alla versione attuale dei Knicks. Riavvolgiamo il nastro a questa estate, quando si decide di mandare Baron Davis ad Hollywood pensando che Monta Ellis sia pronto per prendere l'intero mazzo di chiavi della squadra. Monta Ellis, in una mal riuscita imitazione di Valentino Rossi, si infortuna e viola il regolamento dei Golden State Warriors, mentendo in prima istanza sull'origine del suddetto infortunio. L'alto management si riunisce una settimana per trovare la pena commisurata al reato e decide per 30 partite di inibizione, più la possibilità di rinegoziare il contratto multimilionario appena stipulato tra il giocatore e la franchigia. Qualche problemino interno per Al Harrington, mandato prontamente alla corte di Mike D'Antoni in cambio di Crawford, dovrebbe chiudere l'altalena di vicende che esulano dal comparto tecnico ed a cui erano state imputate le sventure iniziali dei Warriors. Questa notte invece assisto ad una versione se possibile ancora più brutta di quella di inizio stagione. A partire dal body language, passando per la totale assenza di voglia di alzare i ritmi o anche solo di giocare la partita, gli sventurati ospiti hanno confezionato la disfatta contro dei Washington Wizards non esattamente all'apice tecnico della loro storia. Giocando a ritmi che farebbero arrossire anche il più "difensivista" degli addetti ai lavori, Golden State ha portato a compimento il suicidio tecnico nella capitale, prendendo un'imbarcata di 24 punti. Se qualcuno viene a capo dei motivi di questa situazione, citofoni Don Nelson.

  • Più guardo i Dallas Mavericks e meno mi convinco del fatto che questa squadra possa combinare qualcosa in post season. In attesa di essere smentito, come è altamente probabile quando ci si espone un minimo, prendo come punto di riferimento la partita vinta contro gli Indiana Pacers. I Pacers, tanto celebrati ad inizio anno, specialmente dopo la schiacciante vittoria alla Conseco Field House contro i cugini - forse gli zii - dei veri Boston Celtics, somigliano tanto ad una di quelle mine vaganti da regular season, destinate a sciogliersi in caso di approdo all'ottavo posto. Come Indiana, Dallas ha un sistema di gioco basato su una fase difensiva non troppo curata per quanto riguarda il contestare la conclusione, ma piuttosto incentrata sul recuperare palloni per spingere il contropiede. Contro squadre che non ti danno tanti argomenti di cui dibattere in quella sfaccettatura del gioco, ci si affida all'isolamento di Nowitzki ed al suo fade away, pregando il cielo che sia in serata. Può essere un buon tipo di strategia nel corso di una regular season da 82 partite, ma poi nella seconda parte del campionato questo tipo di pallacanestro tende a pagare dividendi piuttosto scarni.

RTU Prospects: Hickson, Westbrook e Rush


Ci fanno fare decisamente un'ottima figura i prospetti segnalati ad inizio stagione, questa notte in campo. Brandon Rush, di fronte ai Dallas Mavericks di Dirk Nowitzki (in foto) ha seriamente rischiato di risultare il fattore decisivo per la vittoria. Uscendo dalla panchina, il prodotto di Kansas State ha avuto a disposizione 30 minuti di gioco per 18 pts, frutto di un 8/12 dal campo, nonchè 1/2 dalla linea del tiro pesante. A completare il referto, 2 rimabalzi (entrambi offensivi), un assist ed una palla persa. Davvero non male per il buon Brandon, che partita dopo partita, si sta ritagliando sempre più minuti in una rotazione comunque competitiva per quanto riguarda il backcourt.

Delusione anche per Russell Westbrook nella sconfitta dei suoi Oklahoma City Thunder contro i Phoenix Suns. Il prodotto di UCLA, tuttavia, non ha molto di cui rammaricarsi dando uno sguardo alla sua gara: 15 punti (6/11 dal campo), 5 rimbalzi (3 offensivi), 3 palle rubate ed una sola palla persa. Altro componente di un roster, quello dei Thunder, che talento ne avrebbe da vendere, ma che è chiaramente in balia della situazione attuale.

Coach Mike Brown deve ancora completamente digerire qualche ritardo di troppo, ma J.J.Hickson trova un pò di spazio anche nella vittoria dei Cleveland Cavaliers al Madison Square Garden. Il rookie da NC State mette a referto un'ottima prestazione, anche se nei minuti in cui di partita non si stava più parlando: 18 minuti di utilizzo, 10 punti frutto di un 5/6 dal campo ed una stoppata.

Complessivamente, buonissima notte per i nostri prospetti NBA, anche se si ritrova a gioire con i compagni soltanto il meno incisivo dei tre impiegati in questo turno.

domenica 23 novembre 2008

That's why he's The King

That's why he's the King, ecco perche' e' il Re. Ai pochi italiani non a conoscenza del fatto che NBA League Pass e' diventato internazionale (per una volta, grazie Stern) e per quella parte che questa mattinata l'ha passata a lavoro in un ufficio o alla piu' salutare maratona di Milano, propongo la giocata che ha trasportato il 23 sul gradino più alto del podio nella Top Ten di questa notte: clicca qui.

Lui, che il massimo dalla sua carriera cestistica lo ha sempre tirato fuori. Lui, che se gli nomini il 2010 e' in difficolta'. Lui, che dalle difficoltà spesso e volentieri ti tira fuori. Lui, semplicemente il giocatore più decisivo della lega. I suoi Cavs, dopo una partenza che in Ohio non ricordavano da diversi anni (10-3, al comando della Central Division), si accaparrano di diritto il ruolo di prima contendente allo strapotere dei Boston Celtics ma le domande sul futuro del loro giocatore chiave si fanno sempre piu' insistenti man mano che il tempo passa e la sua maturazione - completa da tempo - lo porta su livelli di comprensione del gioco fuori da ogni logica umana. L'80% dei movimenti di mercato, tecnicamente a volte incomprensibili, sono volti all'anno in cui il suo contratto con la franchigia dell'Ohio giungera' al termine. The Chosen One non gradisce molto parlare di una sua eventuale partenza. Lasciare una citta' in cui di fatto e' trattato da re (la struttura di allenamento di Cleveland e' stata appositamente costruita a due passi dalla sua principesca tenuta) per approdare nella piu' affascinante New York? I suoi sponsor spingono per l'opzione numero 2 ed i motivi non sono celati piu' di tanto. Un approdo nella Big Apple porterebbe nelle casse degli sponsor di cui sopra cifre equiparabili ad una finanziaria, o meglio, piano salva-banche da questa parte dell'oceano. Per ora LeBron parla poco e quando lo fa, non manca di rimarcare che a Cleveland si trova bene e che non vuole andarsene, ma che e' altrettanto vivo in lui il desiderio di trovare il primo anello in carriera. Attualmente i Cavaliers sono una contendente esclusivamente perche' annoverano LeBron tra le proprie fila e l'acquisto di Mo Williams in estate non sembra aver convinto definitivamente il nativo di Akron. Sotto il profilo finanziario, tuttavia, Danny Ferry non si e' mosso malissimo: Cleveland nell'anno in cui scade il contratto di James, ha una proiezione di payroll di 35 milioni di dollari a causa della scadenza di contratti pesanti come quelli di Ben Wallace (14 milioni), Ilgauskas (11 milioni) e Pavlovic (5 milioni). In un mercato dei free agent che si presenta come uno dei più spettacolari degli ultimi dieci anni, anche i Cleveland Cavaliers avranno la loro opportunità di costruire una squadra veramente pronta per attentare al Larry O'Brien e state sicuri che se LBJ sente l'odore dei brillanti di quell'anello, questa città - interamente ai suoi piedi - non la lascia.

That's why he's the King.